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STORIA


Le origini del toponimo, attestato nel XIII secolo nelle forme arcaiche di Baaluco e Badalucco, sono probabilmente connesse con il verbo onomatopeico batare, da cui il corrispettivo italiano badare, nel senso far la guardia, sorvegliare, forse in riferimento all’antica funzione di caposaldo fortificato del borgo. Secondo altre ipotesi, il toponimo deriverebbe dal termine latino Belladucius, ossia popolo guerriero, probabilmente collegato al carattere particolarmente indomito e fiero delle antiche genti liguri che popolarono questa zona. Altri ancora hanno infine proposto un’etimologia derivata da Baal–lucus, con riferimento alla presenza nella zona di un bosco sacro dedicato al culto del dio fenicio Baal.

La zona di Badalucco risulta abitata sin dai tempi remotissimi, e in particolare dall’età del Rame nel periodo Eneolitico (circa 2500 – 1800 a.C.), come attestato in particolare dai reperti funerari ritrovati nella Tana Bertrand, caverna sepolcrale situata nel territorio badalucchese ai piedi del Monte Faudo e scoperta nel 1906, i cui cimeli, una collana in perline di calcite, numerosi strumenti litici, oggetti in osso e ornamenti vari, sono oggi conservati al museo civico di Sanremo.
Nell’età preromana l’area dell’attuale Badalucco, conosciuta come Costa Ronziglia, venne abitata da popolazioni di antichi Liguri Montani. Nel corso dell’età di Ferro le tribù dei Liguri Montani che abitavano la media Valle Argentina, insediatisi in particolare sul Monte Follia a partire dal IV secolo a.C., fortificarono il Colle di San Giorgio o di Campo Marzio, punto strategico molto importante dell’intera zona.
La tradizione vuole che proprio a Campo Marzio si fosse accampato il proconsole Lucio Emilio Paolo, inviato dal Senato romano per sottomettere le fiere popolazioni della Liguria occidentale nel 181 a.C. Il proconsole venne assediato sul promontorio nei pressi di Campo Marzio dalle tribù liguri che avevano piazzato le loro schiere a Badalucco, chiudendo così ai romani la via del nord, del sud e del mare. Dopo diversi giorni di assedio, Lucio Emilio Paolo ordinò un attacco fulmineo contro le tribù, uccidendo quindicimila uomini e facendone prigionieri duemila. L’anno successivo tutta la Liguria di Ponente passò quindi definitivamente nell’orbita romana.
Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, la zona passò sotto il controllo dei Bizantini, che fecero del castello di San Giorgio un bastione difensivo contro possibili attacchi verso le località della fascia costiera da parte di popolazioni barbariche.
La successiva sistemazione della Liguria di Ponente attuata da Carlo Magno e dai suoi successori durante il IX secolo assegnò il territorio compreso tra Monaco e il Torrente Armea alla famiglia dei conti di Ventimiglia.
Nel corso dell’XI secolo i conti di Badalucco si fecero promotori della costruzione del castello che dominava il colle soprastante il fondovalle, dove sorsero gradualmente le prime case del futuro paese. Nei primi decenni del XIII secolo si insediò il Conte Oberto, conte di Ventimiglia e signore di Badalucco. L’amministrazione di Oberto suscitò tuttavia un profondo malcontento tra i Badalucchesi, che si ribellarono in più di un’occasione e protestarono contro il malgoverno e l’eccessiva avidità di denaro del conte. Un altro motivo di ribellione da parte della popolazione badalucchese fu da attribuirsi allo “Ius primae noctis”. Il Conte Oberto infatti pretendeva di giacere con le spose dei suoi sudditi nella loro prima notte di matrimonio - ancora oggi, nell’opinione corrente, Badalucco è il paese dello ius primae noctis così come Triora è da considerarsi il paese delle streghe. Il conte Oberto, dopo continui soprusi alla popolazione fu assediato nel suo castello da un gruppo organizzato di uomini armati che lo obbligarono a rinunciare a gran parte delle pretese avanzate, tra cui quella del “fodro”, una contribuzione in foraggio dovuta agli eserciti del signore che transitavano per il territorio badalucchese.

Il 24 novembre 1259, Badalucco e Montalto entrarono a far parte della Podesteria di Triora. Questa unione portò non pochi dissapori tra le popolazioni. Il pascolo del bestiame, il taglio di alberi erano i problemi sui quali vertevano la maggior parte delle diatribe. Contrasti sorsero con la comunità di Triora per i diritti dell’ampio bosco di Tomena. Il ripetersi di motivi di attrito tra le due comunità portò infine alla stipulazione di un nuovo accordo nell’ottobre 1452, in base al quale i sindaci di Badalucco, Montalto e Triora si impegnarono a evitare liti future, minacciando reciprocamente una multa di 25 lire in caso di inadempienza e rimettendosi i danni arrecati in passato.
Altro motivo di contendere tra le comunità di Triora e quelle di Montalto e Badalucco venne offerto dai criteri adottati dal podestà triorese nel ripartire la somma in denaro che la podesteria doveva versare al governo genovese. Per questo motivo nel 1388, il sindaco di Badalucco e Montalto, Giacomo Ammirato, presentò una supplica al doge di Genova nella quale gli abitanti dei due paesi si lamentavano della comunità di Triora a causa dell’ingiusta divisione dell’avaria da pagare a Genova. Il doge affidò allora la soluzione della controversia al vicario della riviera occidentale, che confermò la precedente divisione delle quote. Questa però non venne accettata dai rappresentanti di Montalto e Badalucco, i quali continuarono a protestare presso le autorità genovesi chiedendo addirittura la separazione da Triora per via di problemi di natura giuridica sorti nel capoluogo. Nell’aprile dell’anno successivo il consiglio degli anziani di Genova, sentite tutte le parti, diede parere sfavorevole alla separazione, riconoscendo però a Badalucco e Montalto il diritto di mantenere i propri statuti e una più equa regolamentazione dei loro rapporti giuridici con Triora.
Nel 1440 gli statuti di Badalucco vennero definitivamente approvati dal governo genovese. Secondo tali norme Badalucco e Montalto formavano un unico comune, per cui gli amministratori erano gli stessi per entrambe le comunità. Il potere legislativo era affidato ad un parlamento. L’amministrazione dei due comuni era invece delegata ai consoli, che ricoprivano la massima carica cittadina. Dopo i consoli la più alta carica era quella degli anziani che erano eletti in parlamento in numero di due per ogni paese e restavano in carica per circa un anno; a loro si affiancavano otto consiglieri con il compito di mantenere e amministrare il bene pubblico. Altri funzionari erano il sindaco, uno per ciascun paese, che aveva l’incarico di conservare i beni della comunità, due estimatori e due ragionieri, mentre i “padri” del comune sorvegliavano sulla sistemazione delle vie del paese e delle strade campestri con facoltà di elevare contravvenzioni; i maestrali erano invece incaricati di controllare il settore della distribuzione alimentare. L’amministrazione della giustizia era invece affidata congiuntamente ai consoli e agli anziani, che ascoltavano le cause ogni giorno non festivo nella curia tranne il giorno della Circoncisione, l’Epifania, la Pasqua e nel periodo della vendemmia, cioè dall’8 settembre al 1° di ottobre. Precise norme regolamentavano anche la pastorizia con il divieto, in particolare, per i pastori forestieri di trattenersi con le loro mandrie nel territorio di Badalucco e Montalto per più di due giorni sotto pena di cinque lire per ogni giorno di fermata in più, mentre per i danni provocati dalle greggi in terre seminate, prati, orti, castagneti, i rispettivi pastori erano condannati a trenta soldi di multa se il danno fosse stato consumato di giorno e il doppio se verificato di notte.

Nel corso dell’età moderna il paese seguì le sorti della Podesteria di Triora, i cui centri principali furono colpiti nel 1525 da una terribile epidemia di peste, che fece più vittime di una guerra. Nel 1588 alcune presunte “streghe” di Badalucco furono coinvolte nel famoso processo intentato dal commissario Giulio Scrivani, che si recò in paese per interrogare le donne accusate di stregoneria. Queste furono arrestate e condannate a morte. Nei primi decenni del Seicento, anche Badalucco e Montalto su decisione del governo della Repubblica di Genova, avviarono le pratiche relative all’accatastamento dei beni famigliari. I risultati dell’operazione, che durò più di 15 anni, mostrarono che la comunità di Badalucco aveva molti più abitanti di quella di Montalto e quasi il doppio dei beni privati. Ciò indusse il podestà di Triora a proporre che la sola Badalucco si accollasse il pagamento dei due terzi delle tasse spettanti all’erario della Repubblica. I badalucchesi non accettarono questa proposta giudicandola iniqua protestando con il governo genovese. Così, il 22 maggio 1688, quest’ultimo sancì definitivamente la separazione politica e amministrativa tra Badalucco e Montalto. Badalucco rimase legato alle vicende politiche generali di Triora fino agli anni dell’invasione delle truppe rivoluzionarie francesi nel maggio del 1794 e alla nascita della Repubblica Ligure nel 1797, quando il comune di Badalucco entrò a far parte del Distretto dell’Argentina con capoluogo Taggia. Dopo l’annessione della Liguria all’Impero francese nel 1805, Badalucco fu assegnato al Circondario di Sanremo.
Nei decenni successivi il paese visse un periodo di notevole sviluppo economico e sociale intervallato soltanto dalla parentesi della prima guerra mondiale, nel corso della quale perirono decine di Badalucchesi.

Dopo gli anni del regime fascista e lo scoppio della guerra contro la Francia, la zona di Badalucco visse un periodo relativamente tranquillo, fino allo scoppio della seconda guerra Mondiale e più precisamente fino al settembre del 1943.
Dopo la stipula dell’armistizio con gli alleati, si andavano organizzando le prime formazioni partigiane. La popolazione nel frattempo si prodigava per aiutare loro fornendo viveri, vestiario e ogni sorta di collaborazione. Per rappresaglia i Tedeschi incendiarono numerose case e fecero saltare il ponte di Sant’Antonio e la chiesa della Madonna degli Angeli, la cui esplosione distrusse tutte le case del rione il 28 giugno 1944. La battaglia più importante dell’intero periodo resistenziale a Badalucco si svolse nella mattinata del 25 settembre 1944, quando partigiani aprirono il fuoco contro una colonna di 250 fascisti e 50 tedeschi che stavano risalendo la media Valle Argentina. Questi furono anche attaccati da un altro gruppo di partigiani che costrinsero i nazifascisti alla resa. Il paese visse altri mesi difficili aspettando il tanto atteso giorno della fine della guerra. Nel giorno della Liberazione, il 25 Aprile 1945, tutta la popolazione badalucchese scese finalmente per le strade dove accolse entusiasticamente le forze partigiane. Il contributo di Badalucco alla guerra di Liberazione fu particolarmente rilevante, con decine di caduti in combattimento, moltissimi feriti, un terzo del paese distrutto e immani sacrifici e privazioni cui fu sottoposta la popolazione civile. Dopo la fine del conflitto, il paese diede una notevole prova di fierezza e intraprendenza riprendendo con rinnovato vigore la sua vita economica e sociale. 
 

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